STORIE DI PORTIERI
8️⃣🇳🇱 Jan Jongbloed
IL PORTIERE CON LA MAGLIA NUMERO 8️⃣
QUANDO LA CLASSE NON ECCELLE MA CONTA IL DESTINO
Mondiali 1974 in Germania 🇩🇪
Mondiali 1978 Argentina 🇦🇷
Anche questa volta in porta ci sarà Jongbloed, tornato titolare dopo un inizio non felice solamente perché il suo sostituto si era infortunato. Anche questa volta l'Olanda perderà, questo sarà l'ultimo mondiale con il numero 8 in porta.
1️⃣JAN VAN BEVEREN
ESCLUSO PER SCELTA DAI SENATORI DELLA SQUADRA E DALL'ALLENATORE
È stato il portiere titolare dei Paesi Bassi ai mondiali del 1974 e a quelli del 1978. Giocava spesso in nazionale con il numero 8 invece che con il classico numero 1 (scelta ereditata dal fatto che la nazionale olandese decise di assegnare (con l'unica eccezione per Johan Cruijff) i numeri secondo un mero ordine alfabetico per i Mondiali del 1974). Il suo stile di gioco lo rendeva paragonabile ad un difensore aggiunto: collaborava spesso alla costruzione dell'azione incarnando lo spirito del calcio totale.
CLUB
La sua carriera inizia nel 1959 difendendo la porta del DWS, un piccolo club della sua città natale, Amsterdam. Questo conquista il titolo da neopromosso nella stagione 1963-1964 e nel 1972 si trasforma, con una fusione, nell'FC Amsterdam. Jongbloed si trasferisce nel 1977 al Roda JC, poi al Go Ahead Eagles nel 1981, prima di terminare la carriera a 45 anni a causa di un infarto; avendo giocato la sua ultima partita nel Go Ahead Eagles all'età di 44 anni, 9 mesi e 14 giorni risulta tuttora essere il giocatore più vecchio ad aver giocato una gara in Eredivisie.
NAZIONALE
Jongbloed esordisce in Nazionale il 26 settembre 1962 nella sconfitta per 4-1 con la Danimarca. Questa rimane per quasi dodici anni la sua unica presenza; viene infatti richiamato solo in vista dei Mondiali del 1974, pur non essendo neanche professionista (gestisce infatti una tabaccheria). Convocato al posto del più quotato Jan van Beveren e schierato in campo da Rinus Michels al posto di Piet Schrijvers fin dalla prima partita (contrariamente al parere dell'opinione pubblica), arriva alla finale avendo subito solo un gol, peraltro un'autorete di Ruud Krol, venendo poi sconfitto all'ultimo atto 2-1 dai padroni di casa della Germania Ovest.
Dopo essere stato convocato nella spedizione olandese partecipante agli Europei del 1976, senza però essere mai utilizzato, Jongbloed viene convocato anche da Ernst Happel nei successivi Mondiali del 1978. Anche qui parte titolare, pur venendo sostituito nelle prime due partite della seconda fase dopo i tre gol incassati contro la Scozia (nelle sfide contro Austria e Germania Ovest gioca Schrijvers). Jongbloed torna in campo durante il match decisivo con l'Italia, dopo che Schrijvers si è infortunato scontrandosi con il compagno Brandts in occasione del gol del momentaneo vantaggio azzurro. Disputa quindi la finale ed anche in questa occasione l'Olanda viene sconfitta dalla squadra padrona di casa, l'Argentina. Jongbloed termina con questa partita la militanza nella squadra nazionale, nella quale ha collezionato in tutto 24 presenze.
CARATTERISTICHE TECNICHE
Jan svolgeva un insolito ruolo da portiere offensivo, uno dei pionieri del sweeper-keeper, caratteristica piuttosto rara in quegli anni. Più abile con i piedi che con le mani, in campo non utilizzava quasi mai i guanti.
PALMARÈS
Campionato olandese: 1 DWS: 1963-1964
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History
Il portiere non deve stare solo in porta, ma all’occorrenza deve muoversi e fungere da libero aggiunto. Sono passati più così tanti anni da quando, prima Sacchi e poi Zeman, hanno rivoluzionato il modo di intendere il ruolo dell’estremo difensore qui in Italia, che quasi non ci si fa più caso. Eppure c’è stato un momento fatidico nella storia del calcio mondiale, in cui un allenatore con a disposizione una squadra fortissima ha preferito affidarsi a un semiprofessionista che gestiva una tabaccheria piuttosto che ad altri suoi colleghi portieri proprio perché il suddetto tabaccaio aveva un bel tocco di palla e non amava rimanere confinato tra i pali, dove -a dire la verità- non era un fenomeno. La squadra in questione era l’Olanda del calcio totale, il tecnico Rinus Michels, il portiere Jan Jongbloed. Cui la sorte assegnò con lungimiranza la maglia numero otto.
Jan Jongbloed si lega sin dal 1959 al Door Wilskracht Sterk (DWS), club di Amsterdam che recita un ruolo importante nella Eredivisie in un periodo in cui il calcio olandese non è a tutti gli effetti professionistico e non ha ancora conosciuto la ribalta internazionale. Il DWS, con Jan in porta, vince il campionato olandese nel 1964, arriva secondo l’anno dopo e assaggia anche la Coppa Campioni, fermandosi ai quarti di finale. Per Jan arriva un fugace esordio nella nazionale olandese, cinque minuti finali e un gol preso il 26 settembre 1962 in un’amichevole persa 4-1 a Copenaghen contro la Danimarca, e tanta tranquillità da calciatore della domenica. La sua passione primaria è, infatti, la pesca, poi viene il calcio e la famosa tabaccheria non è un passatempo, ma un’attività necessaria per integrare il suo stipendio da portiere.
Intanto il calcio in Olanda sta cambiando e i successi internazionali di Ajax e Feyenoord richiedono alle squadre maggiori sforzi anche economici. Il DWS, così, nel 1972 si fonde con altre due piccole società e dà vita al F.C. Amsterdam, ma questo per Jongbloed significa solo un cambio di casacca ufficiale: a 33 anni la sua carriera sembra non potergli offrire sorprese. Poi accade che, verso la fine del 1973, il portiere titolare degli orange e del PSV Eindhoven, Jan van Beveren, accusi problemi all’inguine in un match contro l’Ajax e che, invece di uscire, rimanga in campo. Morale, a marzo van Beveren non ha ancora recuperato in pieno e non se la sente di giocare tutti i novanta minuti dell’amichevole contro l’Argentina, come chiesto da Rinus Michels. Il selezionatore, prestato alla nazionale olandese dal Barcellona, non esita a far fuori l’estremo del difensore del PSV dall’amichevole e quindi dalla lista mondiale, spalleggiato in questo dall’altro blaugrana Cruijff. La cosa veramente inattesa è che a Michels viene in testa di schierare proprio Jan Jongbloed, e non Schrijvers del Twente o Treijtel del Feyenoord in occasione dell’amichevole contro l’Argentina. Il santone del calcio totale rimane soddisfatto del portiere tabaccaio e decide di affidargli la maglia da titolare per l’intera fase finale della Coppa del Mondo. A proposito di maglie, tolto Re Johann che ha di diritto la numero 14, le altre vengono assegnate in ordine alfabetico e a Jongbloed tocca la numero otto, ideale per un portiere che non ama i guanti e non si tuffa volentieri.
A vederlo giocare nella kermesse mondiale non dà la sicurezza di un Sepp Maier e non lo si giudica in grado di fare miracoli alla Zoff, ma il suo modo “moderno” di interpretare il ruolo basta e avanza a Michels. L’Olanda guidata da Cruijff sbaraglia tutti, prima di arrendersi ai rocciosi tedeschi padroni di casa in finale. Jongbloed in tutta la manifestazione prende solo tre gol: un’autorete di Krol contro la Bulgaria, il rigore di Breitner che sigla l’1-1 in finale e il gol di Gert Müller che, però, vale un Mondiale.
Il successo non da alla testa a Jongbloed, anzi lo convincerà a dedicare più tempo al pallone e meno a tutto il resto a partire dal 1977, anno del passaggio al Roda Kerkrade e del suo primo contratto da professionista. L’obiettivo primario diventa quello di conservare la titolarità in nazionale, cosa non facile. Knobel, ad esempio, lo porta alla fase finale degli Europei del 1976, dove indossa il numero 18 e non l’otto, ma in porta ci va Schrijvers, L’Olanda, data per favorita, perde ai supplementari in semifinale contro la Cecoslovacchia e si deve accontentare del terzo posto.
Al Mondiale argentino, invece, c’è Ernst Happel come allenatore. Cruijff è rimasto a casa per misteriosi motivi e la vecchia Olanda di Neeskens, Resenbrink e Krol sembra al canto del cigno. Jan parte titolare, ma dopo gli incontri della prima fase gli viene preferito Schrijvers. Nessuna colpa particolare nei quattro gol subiti, è che tutta la squadra non gira come dovrebbe e Happel opta per qualche cambio. Poi al 18′ della partita con l’Italia, che vale come una semifinale, Brandts anticipa Bettega, si fa autogol e rovina su Schrijvers che è costretto a uscire. Jongbloed ritrova il campo e salva subito su Rossi in offside, una parata che fa comunque morale. Nella ripresa, grazie ai tiri da fuori di Brandts e Haan, gli orange vincono in rimonta e ottengono il pass per la seconda finale mondiale consecutiva. Il portiere col numero otto è ancora lì, a difendere la parta olandese quattro anni dopo e anche il risultato sarà lo stesso. Chissà se con più o meno rimpianti. Perché il palo colto da Resenbrink al 90′ sul risultato di 1-1 è ancora lì a tremare, ma siamo convinti che l’arbitro Gonella si sarebbe inventato un modo per far tornare in partita gli argentini. Troppo grande era l’ingerenza della dittatura di Videla nell’organizzazione e nelle dinamiche di quel Mondiale.
Per Jongbloed, a 37 anni, è tempo di dare l’addio alla nazionale, ma non di abbandonare l’attività agonistica. Anzi, difendendo la porta del Roda Kerkrade e del Go Ahead Eagles arriva a collezionare più di 700 partite in Eredivisie e si ferma solo perché un infarto quasi se lo porta via nel settembre del 1985.
QUESTA OLANDA DEL CALCIO TOTALE AVREBBE VINTO UN MONDIALE CON UN PORTIERE NUMERO 1️⃣
Si può discutere a lungo su dove sarebbe arrivata l’Olanda con van Beveren e non con Jongbloed in porta. Il fatto è che la grande rivalità soprattutto tra Ajax e PSV ha spesso inficiato sul nascere le grandi potenzialità olandesi (basti pensare al brutto Italia ’90 degli olandesi campioni d’Europa). Quindi, puntare su un blocco unico e integrare solo persone ben accette è stato spesso necessario.
Quello che maggiormente dispiace è che la carriera e la vita di Van Beveren saranno irrimediabilmente minate da quel ‘rifiuto’ del 1974. Van Beveren è morto nel 2011 negli USA, dove si era calcisticamente trasferito a partire dal 1980.
1️⃣JanVan Beveren
Il numero1️⃣ che non giocò due mondiali per lasciare il posto a un portiere con il numero8️⃣
Jan van Beveren
(Amsterdam, 5 marzo 1948 – Beaumont, 26 giugno 2011) è stato un calciatore olandese.
Figlio dell'atleta e giornalista Wil van Beveren, Jan van Beveren crebbe nelle giovanili dell'Emmen, in cui rimase fino al 1965, anno in cui si trasferì allo Sparta Rotterdam, squadra in cui vinse, al suo anno d'esordio, la KNVB beker. Al 1967 risale invece la sua prima convocazione in nazionale, a cui seguiranno altre 31 presenze fino al 1977.
Nel 1970 van Beveren fu acquistato dal PSV in cui giocò per dieci anni collezionando 292 presenze e vincendo tre campionati olandesi, due Coppe d'Olanda e una Coppa UEFA nel 1978. Durante la sua militanza nel PSV, van Beveren sfiorò la convocazione ai mondiali del 1974, venendogli poi preferito Jan Jongbloed. Nel 1980 van Beveren approdò alla NASL andando a giocare nelle file del Fort Lauderdale Strikers, squadra in cui militò fino al 1983, anno in cui si trasferì nel Dallas Sidekicks dove concluse la carriera due anni dopo.
Al termine della carriera si è stabilito in Texas, dove è deceduto nel 2011 all'età di 63 anni.
PALMARÈS
Competizioni nazionali
Campionato olandese: 3
PSV Eindhoven: 1974-1975, 1975-1976, 1977-1978
Coppa dei Paesi Bassi: 2
Sparta Rotterdam: 1965-1966
PSV Eindhoven: 1973-1974, 1975-1976
Competizioni internazionali
Coppa UEFA: 1
PSV Eindhoven: 1977-1978
La leggenda nascosta di Van Beveren
La scultura dedicata a van Beveren è piazzata lungo la Coen Dillen Promenade, dentro lo stadio del Psv Eindhoven, avversario del Milan per la qualificazione ai gironi di Coppa dei Campioni.
VanBeveren, chi?
Jan van Beveren, uno dei più grandi portieri di sempre in Olanda, forse il più grande. Nessuno lo direbbe perché Jan faceva parte della generazione d'oro degli anni Settanta, eppure non giocò né i Mondiali di Germania '74 né quelli d'Argentina '78. "Peccato, perché con lui in porta non avremmo perso in finale", dissero un giorno i gemelli René e Willy van de Kerkhof, leggende del Psv e dell'Olanda di allora. In nazionale Jan era arrivato a soli 19 anni, dopo aver tolto allo Sparta Rotterdam il posto da titolare a Pim Doesburg. Un predestinato, una testa dura. "Molti vanno in porta perché non sono bravi in attacco. Io ho sempre voluto stare lì. Mi piacevano le foto in cui si vedevano i portieri saltare sotto la traversa per deviare il pallone".
Salti, voli, coraggio. Un giorno, in area di rigore gli danno una gomitata in faccia, gli salta un dente, la lingua tagliata. Gioca per 20 minuti con il cotone emostatico in bocca, nell'intervallo gli ricuciono la lingua e torna in campo. "Se c'è una cosa che voglio è vincere. Pure quando gioco con i miei figli. E' brutto, lo so, ma non posso farci niente. Leggo di maratoneti che danno tutto per arrivare al traguardo, anche quando ormai le luci dello stadio sono spente. Non lo capisco, per me esiste solo la vittoria". Eppure resta un idolo solo per la gente del Psv. Perché? È titolare in nazionale quando l'Olanda non è ancora grande, il calcio totale con il blocco Ajax è nell'incubatrice. La squadra manca la qualificazione ai Mondiali del '70, lui ha 23 anni, ma parla da veterano: "Abbiamo perso perché alcuni non hanno dato tutto. Parlano solo di soldi, soldi, soldi. I soldi vengono dopo. Speriamo di fare meglio nel '74".
Non può sapere che nel '74 andrà sì meglio, ma senza di lui. Van Beveren gioca l'andata delle qualificazioni contro il Belgio, poi si fa male all'inguine. Dopo una partita con l'Ajax, risale in pullman strisciando. I tifosi avversari gli urlano: femminuccia, sei una femminuccia. Solo perché è un uomo mite e gentile. Ci sarebbe tutto il tempo per preparare i Mondiali. Infatti il ct Michels lo chiama per un ultimo test non ufficiale ad Amburgo. Lui chiede di poter giocare solo 45 minuti, come gli altri senatori. Novanta minuti o niente, gli intima il ct. Allora risponde: niente. Cruyff e il gruppo Ajax lo criticano. Jan va a casa. È fuori. Anche perché lui, come gli altri del Psv, si rifiuta di avere per manager Cor Coster, il suocero di Cruyff. Al mondiale ci sarà Jongbloed, il portiere con il numero 8 sulla maglia. Van Beveren tornerà in nazionale nel '75 per una partita in Polonia, Cruyff e Neeskens raggiungono i compagni il giorno dopo. Van der Kuijlen, amico di Jan e stella del Psv, brontola: "Ecco, sono arrivati i re dalla Spagna". La cosa finisce sui giornali, Cruyff accusa van Beveren di aver ispirato tutto. In ritiro Jan si trova il letto bagnato da secchi d'acqua. O lui o noi, fa il blocco Ajax al ct Knobel. E Knobel sceglie. Loro. È la rottura definitiva con Cruyff e i suoi, come verrà poi ricostruito dal quotidiano Eindhoven Dagblad. Appena van Beveren mette piede in uno stadio dell'ovest, a Rotterdam, Amsterdam, Den Haag o Utrecht, lo fischiano dall'inizio alla fine della partita. Henk Spaan, una delle più note firme di calcio in Olanda, scrive che l'ostilità è costata a van Beveren una quarantina di presenze in nazionale. In tutto alla fine saranno 32. Proprio lui, che "unisce grazia ed eleganza", come scrive Matty Verkamman.
Passa il tempo, cambia il ct, arriva Jan Zwartkruis e lo riconvoca. È il '77. Salvo poi scusarsi e dirgli che non ci sarà più posto per lui: anni dopo svelerà il motivo della retromarcia. Pressioni. Il solito gruppo. Perfino quando nel '78 la tv olandese lo chiama per fargli commentare Olanda-Perù, van Beveren deve fare un passo indietro. Alcuni tifosi lo minacciano: "Attento a quel che dici o ti bruciamo la casa e rapiamo i tuoi figli". Diventa un forsennato mangiatore di unghie, un fumatore di sigarette senza filtro, un bevitore di caffè. Il nervosismo gli condiziona il metabolismo. Dell'Olanda decide che ne ha abbastanza. Fa le valigie con sua moglie Toosje, i figli Raymond e Roger e vola in America. Prima gioca in Florida con i Fort Lauderdale Strikers, poi in Texas con i Dallas Sidekicks. Nel 1982 Sports Illustrated racconta che un giorno, in aeroporto a Chicago, per vincere la tensione di un volo in ritardo, si mette a gattonare dietro a dei bambini. Poi stringe la mano uno a uno ai passeggeri in transito: "Benvenuto a Chicago, la città dove non c'è niente da fare".
Quando smette con il calcio, entra nel commercio. Settore: francobolli. Finché gli torna voglia di pallone. Nel 2006 si presenta allo Spindletop Select Soccer Club di Beaumont e si offre di insegnare calcio a 220 ragazzi e ragazze, tra i 9 e i 18 anni. "Quando portò il suo curriculum, corremmo su Google a vedere chi fosse, non sembrava una star, solo un uomo genuino", raccontò Kelly Kroutter, il presidente, nel giorno in cui trovarono Jan van Beveren morto, cause ignote, il corpo piegato in due sulla scrivania del suo studio, davanti allo schermo del computer. Era il 26 giugno del 2011, aveva 63 anni. Cruyff disse che sì, avevano avuto degli scontri in passato, ma che da tempo si erano chiariti. Una sua parata sotto la traversa è adesso scolpita dentro lo stadio del Psv, dove ha vinto 3 campionati, 2 Coppe d'Olanda, 1 Coppa Uefa. Una parata come quelle delle foto che van Beveren amava guardare da bambino.