El Trinche Carlovich ROSARIO 🇦🇷
Per la città di Rosario in Argentina il giocatore più grande di tutti per il resto del mondo un giocatore sconosciuto
🇦🇷 ROSARIO 🇦🇷
Maradona : "Al Trinche, che era meglio di me", ha scritto. Maradona sicuramente non l'aveva visto giocare neanche lui. Anche il meglio di tutti era stato catturato dal mito.
MARADONA CARLOVICH
- Maradona lo definì Maestro e 'll più grande di Rosario": 'El Trinche' Carlovich, leggenda del calcio argentino e sudamericano.
- C'è chi lo considera il più forte calciatore che abbia mai prodotto l'Argentina, eppure in Prima divisione è rimasto pochissimo e non ha mai giocato in Nazionale, né, probabilmente, ha mai tenuto veramente a farlo.
- Per tanti tifosi, soprattutto a Rosario, la sua città, e in tutta la provincia di Santa Fe, Tomas Felipe Carlovich, per tutti 'El Trinche', è stato anche superiore a Maradona e Messi. Tanto che lo stesso Diego, quando nel 1993 fu definito da un giornalista "il più grande calciatore che sia mai passato da Rosario", correggerà il suo interlocutore: "Il più grande ha già giocato qua, il suo nome è 'El Trinche' Carlovich".
Ma di lui, fino agli anni Novanta del secolo scorso, al di fuori dell'Argentina e del Sudamerica quasi non si era mai sentito parlare.
LA LEGGENDA DEL "TRINCE"
Tomas Felipe Carlovich nasce a Rosario, in Argentina, il 19 aprile 1946 nel Barrio General José de San Martin, da tuti conosciuto come 'La Tablada'. È l'ultimo di sette fratelli e il figlio di Mario, un immigrato croato che negli anni Trenta del secolo scorso si trasferì in Argentina in cerca di fortuna e si guadagna da vivere facendo l'idraulico, e madre argentina. Tomas cresce, come tanti giovani nati nell'immediato dopoguerra, con la palla attaccata nei piedi.
Rosario, al di là di aver dato i suoi natali a Ernesto Guevara, noto El Che, è considerata del resto la città del futebol argentino per antonamasia, visto che qui sono nati e cresciuti tanti campioni.
Carlovich impara i segreti del calcio dal 'Vasco' Artola, che, come ricorderà sempre, "mi ha insegnato a colpire la palla con dolcezza ed effetto quando ero ragazzo". Già in tenera età è ribattezzato 'El Trinche', ma non ne è chiaro chi gliel'abbia dato (forse un amico d'infanzia) né quale sia la ragione, tanto che nemmeno lui lo ha mai saputo con esattezza.
Di sicuro con quel secondo nome sarà sempre ricordato per tutta la sua carriera. La strada è la sua maestra e le qualità tecniche lo portano nelle Giovanili del Rosario Central, una delle due squadre maggiori della città. Debutta in Prima Divisione a 22 anni, ma il feeling con l'allenatore non c'è. 'El Trinche' ama alzarsi tardi la mattina, arriva spesso in ritardo agli allenamenti e, soprattutto, è allergico al lavoro fisico intenso e alle trasferte. Non ama, infatti, allontanarsi troppo dalla sua città.
A Tomas piace giocare per divertirsi, e basta. Così, dopo 2 partite, scompare. Gioca con Flandria e Independiente Rivadavia, nelle serie minori argentine, e nel 1973, supera un provino e passa con il Central Cordoba, la terza squadra della città. Lo Stadio Gabino Sosa diventa il teatro delle sue imprese calcistiche. Classico volante sudamericano, il regista basso davanti alla difesa, in campo dispensa calcio. Tunnel e dribbling sono il suo pane quotidiano, ma non mancano i passaggi millimetrici, i lanci lunghi di una precisione sorprendente, le conclusioni spesso da posizioni difficili. Del suo repertorio fanno parte anche la brillante visione di gioco e una discreta struttura fisica, essendo alto un metro e 83 centimetri.
Aveva i capelli lunghi da rockstar, come si usava negli anni Settanta, e barba e baffi sul volto da attore che non avrebbe sfigurato in un film western di Sergio Leone. In campo possedeva i colpi, l'eleganza e il gusto per la giocata di Fernando Redondo e, al contempo la capacità di Riquelme e Zidane di mantenere la palla incollata al suo piede ed essere sempre nel vivo della manovra. Ha un mancino divino e come tutti i geni del calcio, Carlovich inventa con il Central Cordoba una giocata tutta sua che lo caratterizzerà per sempre: el doble caño, ovvero il doppio tunnel ad elastico. Lo realizza in campo per la prima volta durante una gara fra Central Cordoba e Talleres. È un tifoso dagli spalti a chiedergli di eseguirlo:
"Vai Trinche, fai un doppio tunnel!"
Ed 'El Trinche' non si fa pregare: tunnel di interno da una parte, e tunnel d'esterno dall'altra. I tifosi lo eleggono a proprio idolo, gli avversari, invece restano a bocca aperta e non sanno che fare. Il club inserisce nel suo contratto dei bonus speciali per i tunnel e i doppi tunnel che eseguirà. Quando gioca lui, al di fuori dello stadio Gabino Sosa, compare la scritta: 'Esta noche juega El Trinche', ovvero 'Questa notte gioca El Trinche'. Questo perché "con El Trinche hay un precio, sin hay otro" ("Col El Trinche c'è un prezzo, senza ce n'è un'altro").
Nel 1973 porta il Central de Cordoba in Serie B, ma è nel 1974 che la storia di Carlovich si tinge di leggenda.
17 APRILE 1974 - Rosario 🇦🇷
l'Argentina che ha ottenuto la qualificazione ai Mondiali di Germania '74 sotto la guida di Enrique Omar Sivori, passata nelle mani di Vladislao Cap, detto 'El Polaco', 'Il Polacco', decide di sfidare a Rosario una Selezione di giocatori rosarini, denominata Combinado de Rosario, per testare la condizione del gruppo che volerà in terra tedesca.
Per la partita vengono così selezionati 5 giocatori del Rosario Central, fra cui Mario Kempes, 5 del Newell's Old Boys, e un undicesimo giocatore, che avrà la maglia numero 5 e a furor di popolo sarà lui, la leggenda del Central di Cordoba, Tomas Felipe Carlovich, che è anche l'unico giocatore che gioca in Serie B.
L'Albiceleste pensa di avere gioco facile sulla squadra rosarina, invece in campo per la Nazionale si realizza una delle sconfitte più clamorose della sua storia. 'El Trinche' prende il controllo del centrocampo e a suon di lanci millimetrici, dribbling funambolici, percussioni costanti e contrasti duri per recuperar palla, annichilisce i quotati avversari.
Come racconta Rafael Bielsa, il fratello di Marcelo, futuro avvocato e Ministro degli Esteri del Paese, in un racconto su quella serata, un certo punto Pancho Sa, difensore della Nazionale e simbolo dell'Independiente, gli si para davanti cercando di intimidirlo. Ma Carlovich è in una di quelle serate in cui è letteralmente imprendibile. 'El Trinche' gli fa un primo tunnel. Poi si ferma per aspettarlo e gliene fa un secondo. È la sua 'skill' preferita, come si direbbe oggi.
Ma solo la prima di un campionario di giocate di pura classe che fanno venir giù lo stadio. Altri tunnel, rabone, due sombreri a Brindisi, tiri in porta e l'assist per il 2-0 di Obberti al 37'. La Selección è spazzata via e chiude il primo tempo sotto per 3-0. I nazionali hanno letteralmente il mal di testa.
Quello che doveva essere un test match finisce per essere 'la partita di Carlovich', o, come scrissero i quotidiani presentando l'evento, 'la gran noche de Carlovich'. Cap quasi non crede ai suoi occhi, proprio non lo conosceva, e la leggenda narra che temendo un'umiliazione ancora maggiore, si sia avvicinato ai due Ct. rosarini, Griguol e Montes, intimando loro: "Nel secondo tempo non voglio vedere in campo quel numero 5!".
In tribuna ci sono molti dirigenti federali, il disastro è dietro l'angolo. I due Ct. si guardano in faccia e decidono però di non dargli ascolto. Carlovich riparte regolarmente nel secondo tempo e continua a dare spettacolo. Dopo un quarto d'ora, però, lo richiamano in panchina. Il pubblico gli tributa una standing ovation. Lui torna negli spogliatoi, si lava e, mentre l'Argentina segna la rete della bandiera, va a mangiare con gli amici del quartiere.
I giornalisti lo cercano, è di gran lunga il migliore in campo, ma allo Stadio non c'è più e nessuno sa dove sia andato quel giocatore, conosciutissimo a Rosario, ma sconosciuto nel resto dell'Argentina e del Mondo.
IL TENTATIVO DI LUIS CÉSAR MENOTTI
Nel 1974 ovviamente Carlovich non viene convocato per i Mondiali, che vedranno l'Albiceleste fare una magra figura e venire eliminata nella seconda fase dopo aver passato il Primo turno prevalendo sull'Italia per differenza reti. Ma le prodezze di quella sera di Rosario dell'aprile 1974 restano scolpite nella memoria di chi era presente. Fra questi anche il nuovo Ct. dell'Albiceleste, Cesar Luis Menotti. Rosarino, conosce Carlovich e prova a convincerlo a presentarsi a un provino con la Selección in vista dei Mondiali 1978.
A livello di club, intanto, 'El Trinche' era tornato al Rosario Central, quindi aveva fatto un passaggio al Colón, collezionando un altro paio di presenze nella Serie A argentina. Menotti offre a Tomas la possibilità di essere convocato per i Mondiali del 1978: "Ti aspetto a Buenos Aires", gli dice, quando 'El Trinche' sembra avergli dato l'ok.
Menotti aspetta il fenomeno di Rosario, ma invano. La leggenda vuole che 'El Trinche' si sia sì messo in cammino verso la capitale (circa 300 chilometri la distanza dalla sua città), ma abbia poi deciso di fermarsi lungo il fiume Paraná per mettersi a pescare. E da lì non si sia più mosso. Più probabilmente, il campione di Rosario forse ci ha ripensato ed è tornato indietro.
"Sono state dette molte cose su di me, - dirà - ma la maggior parte non sono vere. Una cosa vera è che non mi è mai piaciuto stare lontano dal mio quartiere, la casa dei miei genitori, il bar dove vado di solito, i miei amici e 'il Vasco' Artola".
Suo malgrado Menotti dovrà allestire una Nazionale senza di lui, ma manterrà inalterata la sua stima per 'El Trinche', che per diversi anni aveva visto in azione a Rosario.
"La tecnica che possedeva lo rendeva un giocatore totalmente differente. - spiegherà Menotti - Accarezzava letteralmente la palla. Da questo punto di vista non gli mancava nulla. Chissà forse non era accompagnato da altrettante doti fisiche o forse non hai mai avuto davvero qualcuno che lo guidasse o consigliasse adeguatamente. O forse, semplicemente, il calcio professionistico lo annoiava e preferiva giocare a suo modo e dove voleva lui".
El Trinche conto il Milan, fu l'ultima partita di Gianni Rivera
Un'altro episodio curioso della carriera calcistica del 'Trinche' è costituito dalla sfida amichevole contro il Milan, dopo aver accettato di indossare per una stagione la maglia del Deportivo Maipù di Mendoza.
I rossoneri, appena conquistato lo Scudetto della stella, avevano organizzato una tournée di fine stagione in Argentina. Liedholm era ormai passato alla Roma, mentre il suo vice Gasparini era deceduto per infarto a Buenos Aires, così la squadra fu affidata per l'occasione a Gianni Rivera. Fra le partite giocate, ce ne fu anche una contro l'Andes Talleres, che per l'occasione si rinforzò proprio con 'El Trinche'.
Il leggendario centrocampista giocò solo il secondo tempo, ma trovò comunque modo di dimostrare il proprio valore contro avversari del calibro di Franco Baresi, Albertino Bigon, Fabio Capello, Walter Alfredo Novellino e dello stesso Rivera, per il quale quella gara disputata a Mendoza fu l'ultima della sua lunga carriera.
Proprio grazie ad una giocata del campione di Rosario, conclusa con l'assist per il 3-2 finale, il Diavolo uscì sconfitto da quell'amichevole.
IL MITO E LA SUA MORTE
Tornato a Rosario, 'El Trinche' riprende a giocare con il Central Cordoba a partire dal 1980, alimentando ulteriormente il suo mito. Essere un professionista non gli era del resto mai interessato. Gioca il suo calcio al Gabino Sosa ed è felice così.
Si racconta che una volta, in trasferta, fu espulso, ma fu lo stesso pubblico avversario a chiedere all'arbitro di cambiare decisione e rimetterlo in campo. "Ci togli il piacere di vederlo giocare così!". Raccontano che un'altra volta non avesse il documento, l'arbitro non fosse in grado di riconoscerlo ma un dirigente della squadra avversaria abbia detto al direttore di gara: "No, guarda, per una volta che viene qui, me lo fai giocare? Lui è 'El Trinche', lo riconosco io".
Fra coloro che vanno a vederlo giocare a Rosario ci sono anche José Pekerman ed 'El Loco' Marcelo Bielsa, che restano estasiati dal suo modo di interpretare il calcio come un eterno divertimento.
“Per anni non mi sono perso una partita di Tomas. - rivelerà Pekerman, che lo ha inserito nella sua top 11 argentina di sempre - Credetemi, era semplicemente il più forte di tutti”.
Gli arrivano anche proposte dall'estero, principalmente dagli Stati Uniti (Cosmos) e dalla Francia, ma 'El Trinche' non si muove da Rosario: "Per me il Central Cordoba è come il Real Madrid".
“Ho scoperto Carlovich in un’amichevole di preparazione per la Coppa del Mondo tra l’Argentina - spiegherà Fillol, campione del Mondo 1978 - e una selezione di Rosario. Quel giorno El Trinche li smontò. Aveva una padronanza della palla e una visione di gioco incredibili. È stato il miglior ‘cinque’ che abbia mai visto”.
Nel 1982 si toglie la soddisfazione di riportare il piccolo Central Cordoba in Seconda divisione, poi si ritira nel 1986 all'età di 40 anni. A 42 però torna in campo in una gara di un torneo regionale, di cui restano alcune delle rare riprese filmate su di lui. Poi una grave forma di osteoporosi gli crea problemi ad un'anca. Amici e tifosi raccolgono la somma che serve per farlo operare.
Trascorre gli ultimi anni della sua vita nel Quartiere 11 de Septiembre, nella parte ovest di Rosario, in un'umile casa con sua moglie e due figli, e lavorando con uno dei suoi fratelli come installatore di pavimenti.
"Quando oggi mi chiedono se ho un sogno rispondo di sì, ce l’ho ed è quello di poter tornare su un campo di calcio e poter giocare ancora almeno 45 minuti - dice ai giornalisti - Il più bel regalo che il calcio mi ha dato sono il Central Córdoba e l'Independiente Rivadavia. Io li definirei i due amori della mia vita. In entrambe le squadre ho giocato i migliori anni della mia carriera, che è durata in tutto 16 anni come professionista".
Il 16 febbraio 2020 incontra e abbraccia per la prima volta Diego Armando Maradona.
"Dopo aver incontrato Diego - afferma - posso andar via da questa vita in pace. Mi ha detto che sono stato il miglior giocatore che ha visto".
STADIO 🏟️ Gabino Sosa
Ma a inizio maggio, poco dopo aver compiuto 71 anni, accade la tragedia. Due ragazzini gli vogliono rubare la bicicletta e lo spingono giù dalla stessa. Carlovich cade e batte violentemente il capo, entrando in coma. Resta in coma due giorni, ma non ce la fa, mandando nello sconforto i suoi tanti amici e ammiratori che lo considerano una sorta di divinità. Prima di essere sepolto, la bara con le sue spoglie è portata allo Stadio Gabino Sosa, l'impianto che lo aveva visto protagonista da calciatore.
"Non ci posso credere, ti ho conosciuto da poco e già te ne sei andato. - commenta Maradona, appresa la notizia - Il mio pensiero più forte va alla tua famiglia, nella speranza che venga fatta giustizia. Riposa in pace, maestro". Qualche mese dopo 'El Diez' lo raggiungerà.
'El Trinche' con la sua classe e i suoi numeri avrebbe sicuramente potuto ottenere di più da una carriera che invece è stata modesta, e forse essere un altro Maradona. Invece preferirà restare sempre 'El Mago de Tablata', il campione leggendario che incantava Rosario con i suoi numeri. Chi gli voleva bene, incredulo alla sua dipartita, porterà sempre nel suo cuore quello che lui ha fatto sul campo, tramandando la tradizione orale secondo la quale è stato lui, come diceva Maradona, il più grande ad aver giocato a Rosario.
La sua genialità calcistica derivava dal sangue e dalla polvere.
Il sangue yugoslavo, più precisamente croato. La polvere de la calle sulla sua camiseta rosarina.
Questo intreccio lo ha consacrato calcisticamente al pari dei più grandi.
Su di lui s’è detto molto, specie in questi giorni successivi alla sua despedita.
Diego Maradona Newell's Old Boys
Anno 1992. Diego Armando Maradona firma un contratto per il Newell’ Old Boys, squadra argentina di Rosario. In conferenza stampa gli chiedono cosa si provi ad essere il più forte giocatore mai visto a Rosario. “No, non sono io il più forte” – risponde il Pibe de Oro – “il più forte giocatore che abbiate mai visto giocare qui a Rosario si chiama Tomas Carlovich, detto El Trinche“.
Ma chi era “El Trinche” Carlovich? Intanto nessuno sa il perchè di questo soprannome; forse il regalo di un amico di infanzia. Sicuramente si tratta di una figura romantica di un calcio che fu. Statistiche e numeri su di lui? Praticamente zero! Racconti? Milioni.
Si dice addirittura che, quando giocava la sua squadra, il prezzo del biglietto variasse a seconda della sua presenza in campo o meno.
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Espanol
Tomás Felipe Carlovich
Cuando Maradona llegó a Rosario para jugar en Newells Old Boys (1993) un periodista le dio la bienvenida diciéndole que “es un orgullo recibir en nuestra ciudad al mejor jugador” y Maradona respondió que “el mejor jugador ya había jugado en Rosario y es un tal Carlovich”.
De familia yugoeslava, Tomás Felipe “El Trinche” Carlovich (20.04.1949) nació (7º hijo) en el barrio Belgrano (oeste de Rosario) y como único juguete tuvo una pelota. A los 15 años lo llevaron a las inferiores de Rosario Central, a los 16 fue a préstamo al Sporting de Bigand y volvió campeón de la la Liga del Sur para debutar en Primera, cuatro años después: "Jugué un solo partido frente a Los Andes, pero en esa época no había un lugar para mí. Era en el final de los ’60 y el técnico, Miguel Ignomiriello, prefería otro tipo de jugador."
1970 lo encuentra (4 meses) en Flandria y luego se incorpora a Central Córdoba (Rosario), “mi casa”, donde consigue el título y ascenso a Primera B. Su campaña allí, en el barrio Tablada, se hizo en cuatro etapas: 1972 a 1974, 1978, 1980 a 1983 y 1986 sumando 9 temporadas, 236 partidos y 28 goles.
Entonces tuvo su día de gloria: miércoles 17 de abril de 1974. En preparación para el Mundial de Alemania 1974, la Selección Argentina viajó a Rosario para enfrentar a un combinado local. Los entrenadores de Newells Old Boys y Rosario Central, Juan Carlos Montes y Carlos Timoteo Griguol sumaron 5 jugadores de uno y otro más uno de Central Córdoba (en la B): Carlovich.
Fue baile y un inolvidable 3-1 rosarino con Mario Kempes y Tomás Carlovich como figuras estelares de la noche (en un equipo donde también brilló Mario Zanabria).
"Los jugadores de la Selección se habían puesto nerviosos. Nos insultaban porque no les salían las cosas. Pero esos partidos son especiales. Capaz que jugás 200 y perdés todos. Aunque esa vez les ganamos 3 a 1."
Dos años después (1976) viaja a Mendoza para sumarse a Independiente Rivadavia y luego, en 1977 se concreta su transferencia a Colón (Santa Fe), donde sólo juega dos partidos oficiales: "En Colón tuve mala suerte, porque las tres veces que me tocó entrar como titular, me lesioné el aductor derecho."
El año del Mundial (1978) lo encuentra otra vez en Mendoza pero con la camiseta de Deportivo Maipú. Y ya en 1980 (hasta 1983) vuelve a Central Córdoba, logra su segundo ascenso y, después de tres años de inactividad, regresa para retirarse en 1986.
La leyenda es parte de la iconografía de Rosario. El “dicen” se multiplica en el tiempo y en el recuerdo que (no) sustituye la falta de video alguno. “Era mejor que Maradona”, “el Maradona que no fue”, “lo mejor que vi en mi vida” y otras frases acompañan el mito del “Gitano” que no llegó por vago.
"¿Qué es llegar? - pregunta el Trinche - la verdad es que yo no tuve otra ambición más que la de jugar al fútbol. Y, sobre todo, de no alejarme mucho de mi barrio, de la casa de mis viejos donde voy casi todas las tardes, de estar con el Vasco Artola, uno de mis mejores amigos que me llevó de chico a jugar en Sporting de Bigand…Por otra parte, soy una persona solitaria. Cuando jugaba en Central Córdoba, si podía, prefería cambiarme solo, en la utilería, en lugar del vestuario. Me gusta estar tranquilo, no es por mala voluntad.”
César Luis Menotti, José Pekerman, Carlos Griguol, Aldo Poy, Marcelo Bielsa, Enrique Wolff, Carlos Aimar y Mario Killer, entre otros, reconocen y no dejan de homenajear el talento de “un distinto” que prefería “los amigos y la caza al sacrificio del fútbol”.
Hace unos años (a sus 56), le implantaron una prótesis en la cadera derecha (osteoporosis). Los medios y el programa La vida por el fútbol (de La Red Rosario) iniciaron la campaña voluntaria para juntar los fondos ($20.000) que el Trinche no tenía. La Iglesia Maradoniana, sus amigos e hijos se movieron hasta que desde el Ministerio de Salud llegó el dinero para la operación (hecha en el Hospital Clemente Álvarez de Rosario).Jugó en la provincia de Mendoza, pero siempre en las ligas menores. Se retiró a mediados de los ochenta, a los 37 años, sin pena pero con gloria. En 1993, cuando Messi no había cumplido siete años, Maradona vistió la camiseta de Newell's Old Boys en 1993: "Yo creía que era el mejor, pero desde que llegué a Rosario escuché maravillas de un tal Carlovich, así que ya no sé", dijo Diego. Cuando lo conoció le regaló su casaca. "Al Trinche, que fue mejor que yo", escribió. Maradona seguramente tampoco lo había visto jugar. También el mejor de todos había sido capturado por el mito.
"Un día me regaló una camiseta y me puso 'Trinche, vos fuiste mejor que yo', lo único que le pude contestar es 'Diego, ahora puedo partir tranquilo, vos fuiste lo más grande que vi en mi vida'", le dijo alguna vez Tomás Felipe Carlovich a Maradona. Al Trinche le llegó la hora y partió. Su muerte, a los 74 años como consecuencia de una penosa agonía, después de sufrir el robo de su bicileta y una golpiza, ha impactado al mundo futbolístico argentino, y especial a los rosarinos, la ciudad de Leo Messi. Para ellos, especialmente, Carlovich fue mejor que todos, incluso el astro del Barcelona, aunque su estampa nunca se paseó por las canchas de la primera liga. El Trinche fue un mito. Todos en Rosario dicen haberlo visto alguna vez. Nunca falta alguien que prodigara su regate e inventiva, los caños, la zurda inigualable, su condición de elegido que rechazaba entrenarse y los rigores la vida profesional.
Diego Maradona lamentó en redes sociales el fallecimiento de "Trinche" Carlovich, quien no pudo superar la agresión sufrida cuando unos delincuentes le robaron la bicicleta en Rosario.
"Con tu humildad nos bailaste a todos, Trinche. No lo puedo creer, te conocí hace poquito, y ya te fuiste. Mi más sentido pésame a tu familia, y ojalá que se haga justicia. Que en paz descanses, maestro", escribió con emoción.
La AFA se suma a la oleada de condolencias: "La Asociación del Fútbol Argentino lamenta profundamente el fallecimiento de Tomás "Trinche" Carlovich y envía su más cálido abrazo a su familia y seres queridos".
Rosario Central club en el que se formó el "Trinche", lamentaba a través de las redes sociales el fallecimiento del exfutbolista: "Rosario Central despide con profundo dolor a quien fuera uno de los mejores jugadores que dio esta ciudad. Acompañamos en el dolor a familia y amigos de Tomás Carlovich. ¡Gracias Trinche por tu humildad y por tu fútbol!"