González elMagico, il più forte dopo Maradona
🇸🇻EL SALVADOR🇸🇻
"fisico da tossico" "l'elastico", le donne e l'alcol: ecco el Magico Gonzalez
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History Mágico Gonzàlez
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Diego Armando Maradona su 'El Magico' González
"Era mejor que yo. Yo vengo del planeta Tierra, él viene de otra galaxia ("Lui era più forte di me. Io vengo dal pianeta terra, lui viene da un'altra galassia")
Di lui Maradona disse: "Io vengo dal pianeta Terra. Lui è di un’altra galassia". Peccato che quell'infinito talento, il fenomeno del Salvador l'abbia sperperato in eccessi tanto da finire a fare il tassista. La storia del George Best del Sudamerica
Lui non lo avrebbe mai fatto. Giocare senza pubblico, per El Magico, sarebbe stato impossibile. Lo ha sempre detto chiaramente: "Gioco solo per il mio divertimento e quello degli altri. Non mi piace considerare il calcio come un lavoro. Se lo facessi, non sarei più io. Sono un pessimo professionista. Mi piace la notte, e la voglia di sbronzarmi non me la toglie neanche mia madre".
Il Barcellona.
Quella notte in hotel...
Nel 1984, dopo la retrocessione, parte per una tournée estiva negli Stati Uniti con il Barcellona del "flaco" Menotti e ha la possibilità di giocare in squadra assieme a Diego Armando Maradona e essere tesserato per il Barcellona. I due in campo incantano e parlano la stessa lingua, e 'Il Pibe de Oro' considererà sempre il trequartista salvadoregno fra i migliori calciatori con cui ha giocato nella sua carriera.
Ma la cessione ai blaugrana non si concretizza, sembra a causa di uno scherzo: qualcuno fa scattare l'allarme antincendio dell'albergo dove si trova la squadra, tutti lasciano le loro camere e si precipitano nella hall, tranne uno: 'El Magico'González, che in quel momento si trova nella sua camera in dolce compagnia e viene accusato della responsabilità dell'accaduto.
E’ notte fonda quando nell’albergo che ospita la squadra catalana scatta l’allarme antincendio.
Nel giro di pochissimi istanti tutti sono fuori dalle loro camere e si ritrovano nella hall dell’albergo.
Tutti tranne uno.
Jorge Alberto Gonzalez.
Un dirigente del Barcellona e un dipendente dell’albergo salgono verso la sua camera, ancora chiusa dall’interno.
Bussano, chiamando a gran voce Jorge.
Dopo qualche secondo Gonzalez, con solo un paio di boxer addosso, va loro ad aprire.
Dietro di lui, coricata sul letto c’è una ragazza.
Il dirigente inveisce contro il calciatore. “Che cazzo fai ancora qua ? Sono tutti giù nella hall tranne te !”.
La risposta di Gonzalez è lapidaria.
“Io non lascio mai le cose a metà”.
Così si chiude per Jorge Alberto Gonzalez, detto “El Magico” l’avventura con il Barcellona, praticamente prima ancora di iniziare.
E’ l’estate del 1984 e “El Magico Gonzalez” farà ritorno nella “sua” Cadice, dove Jorge è adorato, dove può essere se stesso e dove è veramente felice.
Il miglior giocatore di El Salvador fra genio e sregolatezza
Immaginate un calciatore con il dribbling nello stretto e la velocità di Kvaratskhelia, la fantasia di Maradona, il fiuto del goal di Messi, le qualità balistiche di Totti e il gusto per le giocate ad effetto (su tutte l'elastico, di cui è considerato un maestro) e la bella vita di George Best (ma senza alcol) e potrete farvi un'idea complessiva di chi era Jorge Alberto González Barillas, universalmente conosciuto nella storia del calcio come 'Magico' González.
Considerato il più forte giocatore salvadoregno, nonché uno dei più fantasiosi della storia del calcio, tanto da far dire a Maradona che proveniva "da un'altra galassia", se in campo era un attaccante in grado di mettere in crisi qualunque difensore, fuori il suo amore per la notte, le donne e l'ozio, da intendersi come lunghe dormite ed una considerevole pigrizia, lo rendevano 'immarcabile' anche da presidenti e dirigenti.
Benché abbia ottenuto in Centroamerica i suoi unici successi in carriera (4campionati di El Salvador e una CONCACAF Champions League), si è consacrato in Europa con il piccolo Cadice, rifiutando le offerte di club importanti e mettendo in mostra a più riprese la sua classe. Per lui, che tornato in patria calcherà i campi di calcio fino a 41 anni, il calcio era un puro divertimento.
Jorge Alberto González nasce a San Salvador il 13 marzo 1958. È il più piccolo degli 8 figli di Óscar González e Victoria Barillas e comincia a giocare a calcio fin da piccolo nelle Giovanili dell'ANTEL (Administración Nacional de Telecomunicaciones), una delle società professionistiche più importanti di El Salvador.
Il suo straordinario talento lo porta a debuttare in Prima squadra fra i professionisti a soli 16 anni nel 1975. Con le sue giocate ad effetto, dopo una partita fra l'ANTEL e il Club Deportivo Águila, vinta 3-1 dalla squadra di González, il commentatore sportivo Rosalío Hernández Colorado lo soprannomina 'El Mago'.
Nel 1976 il fantasioso attaccante passa all'Independiente Fútbol Club de San Vicente, con un'operazione collettiva di trasferimento di più giocatori da un club all'altro. Anche qui González resta un anno, per poi trasferirsi nel 1977 al Club Deportivo FAS, che per assicurarsi il suo cartellino paga 600 mila colones (un colón è pari a 0,11 euro).
Con la maglia rossoblù 'El Mago' fa il salto di qualità: vince infatti due campionati salvadoregni (1977/78 e 1978/79) e, soprattutto, la CONCACAF Champions League nel 1979. Qui, dopo aver prevalso sui messicani del Tigres UANL in semifinale, i salvadoregni hanno nettamente la meglio in finale sul Jong Colombia, squadra delle Antille olandesi (vittoria per 0-1 fuori casa e per 8-0 nel ritorno in casa).
González, impiegato prevalentemente da trequartista, ha modo di far valere le sconfinate doti tecniche e la sua velocità. Nel 1979 fa anche il suo esordio nella Nazionale di El Salvador, ed è il trascinatore della squadra alla storica qualificazione ai Mondiali di Spagna '82.
Per le Nazionali centroamericane sono disponibili due posti, e con l'Honduras che si assicura la prima posizione del Girone finale, ilconfronto decisivo è quello con il Messico. Tutte le partite si giocano nello Stadio Tiburcio Carías Andino di Tegucigalpa. Nella gara d'andata,il 6 novembre 1981, 'El Mago', come lo chiamano dalle sue parti, fa venire il mal di testa alla difesa del Tricolor e con una giocata delle sue decide la partita.
Il ventitreenne González, che gioca con il numero 11 sulle spalle, accelera palla al piede, si libera di un nugolo di giocatori avversari e da posizione defilata sulla sinistra dell'area calcia in porta con un tiro-cross: il portiere messicano può solo respingere, e sul pallone piomba come un falco Ever Hernández, che firma l'1-0 per El Salvador, risultato che resta invariato fino al fischio finale dell'arbitro.
La vittoria, considerato lo 0-0 del match di ritorno il 22 novembre, ultima partita del Girone finale, è decisiva per la qualificazione della 'Selecta' come seconda alle spalle dell'Honduras e davanti al Tricolor, preceduto di un solo punto (6 contro 5).
ESPANA 82
In Spagna El Salvador è inserito dal sorteggio nel Gruppo 3 con Belgio, Argentina e Ungheria. Sulla carta l'impresa qualificazione appare proibitiva per i centroamericani, e i risultati sul campo confermeranno i pronostici. 'La Selecta' perde tutte e 3 le partite, rimediando anche quella che rappresenta la peggior sconfitta di una squadra ai Mondiali contro l'Ungheria (10-1).
Nonostante la figura modesta di El Salvador, González lascia il segno con giocate spettacolari e avvia l'azione dell'unico goal per i salvadoregni nel torneo. Il trequartista suscita l'interesse di molte squadre europee e americane, fra cui Atletico Madrid e PSG, ma 'Il Mago' non sembra preoccupato del suo futuro.
'MAGICO'GONZÁLEZ AL CADICE
Alla fine, detto un secco "no" ai parigini, “El Magico Gonzalez” se ne rimarrà a letto nella sua camera d’albergo rinunciando all’incontro con i dirigenti transalpini nell’hotel dove dirigenti, tifosi e giornalisti lo stanno aspettando.
“Cosa ci vado a fare io a Parigi ? E’ una città troppo grande e poi non so neppure una parola di francese !” decide con serenità di accettare la proposta di un piccolo club, il Cadice, che milita in Segunda División, e si trasferisce in Andalusia. González attira infatti le attenzioni dello storico Segretario tecnico del club spagnolo, Camilo Liz, che se lo assicura versando 7 milioni di pesetas nelle casse del Club Deportivo FAS più ulteriori 12 milioni nel 1983 per trattenere il giocatore in Spagna.
Tanti soldi, ma non si pentirà di averli spesi: presto il creativo attaccante diventerà infatti un tutt'uno con la camiseta amarilla della squadra e con la stessa città, con la quale ha un sorprendentemente rapido adattamento. Longilineo e alto un metro e 74 centimetri per 64 chilogrammi di peso forma, porta i capelli lunghi e ricci che gli scendono sulle spalle. Dal trasferimento ha intascato appena 60 mila dollari, ma a lui i soldi non interessano: gioca per divertimento e per far divertire chi lo guarda.
Fa il suo esordio in amichevole nel precampionato con il Trebujena CF e quello ufficiale il 6 settembre nel pareggio per 1-1 in casa in campionato con il Murcia. Presto inizia a deliziare i tifosi del Cadice con un repertorio molto ricco di giocate spettacolari: gli elastici, di cui è un maestro, ma anche tunnel, dribbling stretti, colpi di tacco volanti, reti su calcio di punizione e irresistibili fughe in velocità palla al piede. Abbastanza per far strabuzzare gli occhi anche ai tifosi più scettici del Cadice, che lo ribattezzano 'Magico'.
Nella sua prima stagione di Seconda Divisione con 14 reti in 33 presenze, González contribuisce al 2° posto finale del Cadice, che così a fine anno è promosso in Primera División. Anche il suo 1983/84 è di ottimo livello, con ulteriori 14 reti in 31 presenze anche nella Liga, non sufficienti, tuttavia a far conquistare al Cadice la salvezza: la squadra andalusa retrocede nuovamente in Segunda División.
Fa il suo esordio in amichevole nel precampionato con il Trebujena CF e quello ufficiale il 6 settembre nel pareggio per 1-1 in casa in campionato con il Murcia. Presto inizia a deliziare i tifosi del Cadice con un repertorio molto ricco di giocate spettacolari: gli elastici, di cui è un maestro, ma anche tunnel, dribbling stretti, colpi di tacco volanti, reti su calcio di punizione e irresistibili fughe in velocità palla al piede. Abbastanza per far strabuzzare gli occhi anche ai tifosi più scettici del Cadice, che lo ribattezzano 'Magico'.
Donne vino flamengo, Il comportamento extracampo del salvadoregno è infatti tutt'altro che da professionista: carattere ribelle, che mal sopporta l'autorità, trascorre in festa, intere nottate, accompagnate dalla musica, dal ballo del flamengo e dalla presenza femminile, per poi dormire ore e ore il giorno seguente.
La conseguenza è che spesso non si presenta agli allenamenti e per questo entra in rotta di collisione con alcuni allenatori. I tifosi però lo adorano, tanto che a Cadice gli viene eretta una statua, e lo considerano il loro idolo. La domenica si può dire che vadano allo stadio per gustarsi le giocate di 'Magico', e non hanno problemi ad ammetterlo.
"Riconosco che non sono un santo - dirà lui, tratteggiando una sorta di testamento spirituale -, che la notte mi piace da morire e che se me lo chiedete mi sento di raccomandarne una piccola dose ad ognuno, a patto che si combini qualcosa anche durante il giorno. So che sono un irresponsabile e un pessimo professionista, e che probabilmente sto sprecando l’opportunità della mia vita. Lo so, però ho una 'locura' nella testa: non mi piace considerare il calcio come un lavoro. Se lo facessi, non sarei più io. Io gioco solo per divertirmi".
Magico', tornato al Cadice dopo l'esperienza negli States in tournée con il Barcellona e Maradona e il famoso Hotel , nella sua terza stagione in Spagna, che vede il Cadice nuovamente in Segunda, mostrerà poche volte in realtà le sue giocate nell'Estadio Ramón de la Carranza, quello che era diventato la sua seconda casa.
Il salvadoregno rompe infatti con l'allenatore Benito Joanet e colleziona appena 11 presenze e un goal nella prima parte di stagione. Esasperato dalle tante assenze agli allenamenti, quest'ultimo ne impone la cessione a gennaio. 'Magico' González è mandato in prestito al Valladolid in Segunda División, mentre il Cadice, che ha ottenuto una nuova promozione la stagione precedente, si sta nuovamente giocando la salvezza nella Liga.
I biancomalva decidono di controllarlo strettamente per impedirgli gli eccessi che gli erano concessi a Cadice. Il risultato è che l'apporto del salvadoregno, che mal sopporta il clima più freddo e spesso fugge verso l'Andalusia, sarà soltanto di 9 presenze e 2 goal. La parentesi si chiude quindi dopo pochi mesi a fine stagione.
Poi 'Magico', come un'illusionista, fa perdere le tracce di sé, vagando in giro per le Americhe senza una meta precisa per un anno intero.....
Nel 1986 torna a Cadice e sigla un accordo particolare con il club: sottoscrive infatti un contratto a gettone da 700 dollari per ogni partita giocata, mentre nessuno gli sarebbe stato corrisposto per quelle non disputate.
Il salvadoregno resterà in forza al Submarino Amarillo fino al 1991, con alterne fortune, venendo gestito da tecnici come Dragoljub Milosevic, Senekowisch, Vidal, Addison, Víctor Espárrago e Ramón Blanco. Disputa stagioni discrete, senza tuttavia ripetere gli exploit dei primi due anni. La società del presidente Manuel Irigoyen prova a porre un freno a questo irrefrenabile amore per l'ozio, inteso alla latina come pulsione per la dissolutezza, e manda addirittura un dirigente sotto casa sua per provare a svegliarlo e farlo arrivare in tempo ad allenarsi. Con scarso successo.
Si dice che una volta un compagno di squadra abbia radunato sotto casa sua la banda cittadina per svegliarlo e convincerlo ad allenarsi. Destatosi dal sonno, 'Magico' si sarebbe affacciato alla finestra della sua casa e gli avrebbe detto:
"Sia chiaro: scendo dal letto soltanto perché è una bella musica, di mio gradimento".
La sua vita a Cadice e la sua carriera con la squadra continuano a dirimersi fra storia e leggenda. Di certo, con la squadra che si mantiene costantemente nella Liga, totalizza 32 presenze e 6 goal nella stagione del suo ritorno, fra cui quello considerato il più bello di tuttia, rifilato al Racing Santander.
L'azione ricorda nella preparazione la rete di Kvaratskhelia in maglia Napoli contro l'Atalanta: 'Magico' parte in velocità palla al piede, raggiungendo lo spigolo destro dell'area di rigore, quindi sterza all'improvviso per saltare un primo avversario, fa un tunnel per liberarsi di un secondo e si sposta rapidamente il pallone sul destro per eludere l'entrata irruenta in scivolata di un terzo difensore. Il tutto nello spazio di pochi metri.
Si dice che una volta un compagno di squadra abbia radunato sotto casa sua la banda cittadina per svegliarlo e convincerlo ad allenarsi. Destatosi dal sonno, 'Magico' si sarebbe affacciato alla finestra della sua casa e gli avrebbe detto:
"Sia chiaro: scendo dal letto soltanto perché è una bella musica, di mio gradimento".
La sua vita a Cadice e la sua carriera con la squadra continuano a dirimersi fra storia e leggenda. Di certo, con la squadra che si mantiene costantemente nella Liga, totalizza 32 presenze e 6 goal nella stagione del suo ritorno, fra cui quello considerato il più bello di tuttia, rifilato al Racing Santander.
L'azione ricorda nella preparazione la rete di Kvaratskhelia in maglia Napoli contro l'Atalanta: 'Magico' parte in velocità palla al piede, raggiungendo lo spigolo destro dell'area di rigore, quindi sterza all'improvviso per saltare un primo avversario, fa un tunnel per liberarsi di un secondo e si sposta rapidamente il pallone sul destro per eludere l'entrata irruenta in scivolata di un terzo difensore. Il tutto nello spazio di pochi metri.
A quel punto pur in precario equilibrio, dal limite dell'area tira fuori dal cilindro un cucchiaio, che sorprende imparabilmente il portiere (nel caso di Kvaratskhelia la conclusione, di potenza sotto la traversa, arriva invece nel cuore dell'area avversaria).
Un goal bellissimo che resterà nell'immaginario collettivo dei tifosi del Cadice, i quali non lo dimenticheranno mai. Come un 'quasi goal' con un colpo di tacco al volo da posizione impossibile, vanificato da una 'parata' con le mani di un difensore.
Con la squadra passata sotto la gestione del tecnico Esparrágo, che sa capirlo ed esaltarne le qualità, González nel 1987/88, a 30 anni, dimostra nuovamente le sue qualità e torna in doppia cifra nella Liga: 10 i suoi goal in 30 presenze, con uno spettacolare contro il Barcellona al Camp Nou.
Cambiata guida tecnica, i centri scenderanno a 8 nella stagione seguente. Continuerà a deliziare i tifosi del Submarino Amarillo, rifiutando anche alcune proposte dall'Italia (Atalanta, Sampdoria e Fiorentina), fino ai 33 anni. Saluta Cadice il 6 giugno 1991, dopo aver collezionato 56 goal in partite di campionato con il club gialloblù in 8 stagioni.
Un altra legend story riferita da "MARCA" vuole che il salvadoregno, stanco delle nottate a far festa, si sia addormentato sul lettino dei massaggi nell'intervallo di una partita di Liga a Las Palmas. Leggendario è anche il suoritrovamento in un disco-club del centro di Cadice , mentre dopo aver fatto serata dormiva accovacciato all’interno della consolle del Dj.
ATALANTA no grazie
Dopo il ritorno in Andalusia, passa alla storia anche il suo "no" all'Atalanta. Quando gli osservatori della Dea vengono a vederlo giocare, gioca male di proposito. E poi motiva la sua scelta di non venire in nerazzurro.
"A Bergamo fa freddo, e poi non c'è pesce fritto (il suo piatto preferito)".
Insomma, anche in quell'occasione non se ne fece nulla.
EL SALVADOR 🇸🇻 González il ritiro a 42 anni .
Tornato in patria a El Salvador, 'El Magico' González indossa nuovamente per 8 stagioni consecutive la casacca del Club Deportivo FAS, aggiungendo al suo palmarès altri due titoli nazionali nel 1994/95 e nel 1995/96. Si ritira ufficialmente dal calcio giocato a 41 anni, concedendosi anche una piccola parentesi nel 2002 con il San Salvador. In Nazionale chiude invece con un bilancio di 21 goal in 62 presenze (3° miglior marcatore di sempre della squadra), di cui 12 in gare ufficiali.
TANTI RICONOSCIMENTI E UNO STADIO COL SUO NOME
Nel 2000 la Federazione internazionale di Storia e Statistica del calcio lo ha nominato 'calciatore salvadoregno del secolo'.
Nel 2003, a riprova della grande considerazione nei suoi confronti, è nominato 'miglior calciatore salvadoregno di tutti i tempi' dalla stampa sportiva del suo paese, e il Parlamento di El Salvador gli conferisce il titolo di 'Hijo Meritísimo', la più alta onorificenza del Paese, e dà il suo nome allo stadio Flor Blanca di San Salvador, chiamandolo Stadio Jorge 'Mágico' González in suo onore.
Chiusa la carriera da calciatore, González ha fatto l'assistente allenatore per gli americani dello Houston Dynamo nella Major Soccer League, lavorando al contempo come TASSISTA NOTTURNO NEGLI STATI UNITI , un mestiere che lo ha sempre affascinato.
Tornato a vivere in patria, Jorge ha continuato a fare il tassista. Di recente il Cadice lo ha voluto nuovamente con sé, e la leggenda gialloblù non ha saputo dire di no. Oggi colui per il quale i tifosi pagavano il biglietto per andare allo Stadio, vive in Spagna, fra la gente che lo ha sempre amato, e collabora con la società dando una mano alla Scuola calcio.
"Mi sento parte della Città di Cadice e del Cadice FC - ha detto di recente il salvadoregno in un'intervista a 'Plaiz' il legame che ci unisce è speciale".
DONNE E GUAI
Mentre sembra che all'alcol 'Magico' preferisse un sano bicchiere di latte (non sempre confermata questa tesi), invece è comprovata la passione del salvadoregno per le donne. L'ex calciatore nella vita privata dopo esser stato sposato con Ana María Ruano, figlia del calciatore Alfredo Ruano, da cui ha avuto un figlio, che ha intrapreso la carriera da calciatore giocando nella massima serie salvadoregna con l'Atletico Marte, ha avuto numerose amanti, da cui ha avuto altri 3 figli.
Nel 1989 è finito nei guai con la giustizia, venendo accusato da una giovane di tentato stupro. Sarà condannato al pagamento di 4 mila pesetas e la brutta vicenda segnerà anche la fine della sua prima permanenza in terra spagnola.
✍🏻 A.V.